Vi siete mai chiesti come mai lo Stato finanzi, contro il dettato costituzionale, la scuola privata (ovvero cattolica) spesso a discapito della pubblica?
Vi siete mai chiesti come mai la religione cattolica, nonostante non sia più religione di stato dal 1984, viene insegnata dalle scuole materne alle secondarie superiori da due a un'ora a settimana senza che, di fatto, sia messo a disposizione un insegnamento alternativo per chi non intenda avvalersene, nonostante sia una materia facoltativa?
Vi siete mai chiesti, in generale, come mai l'essere (o il ritenersi) credenti richieda un'indottrinamento che inizia quando si è ancora bimbi? E vi siete mai chiesti perché da adulti difficilmente si rinuncia alla propria religione d'origine?
Se non vi siete mai poste queste domande allora, mi spiace per voi, l'indottrinamento che avete subito ha dato ottimi risultati e anche duraturi. Se invece ve le siete poste, anche se non avete ancora dato una risposta, mi compiaccio: siete sulla buona strada.
Non pochi ritengono, e i fatti danno loro ragione, che le esperienze precoci (positive e negative) lasciano una traccia pressoché indelebile nella mente. Gli insegnamenti che si ricevono fin da piccoli vengono assorbiti acriticamente e si fissano stabilmente, venendo a far parte di noi, di ciò che siamo. E quanto più quegli insegnamenti sono anacronistici, non fattuali, eticamente opinabili, in una parola arbitrari, tanto più il discente deve essere giovane, ingenuo, in assoluta buona fede.
Una regola di buon senso suggerisce che "affermazioni eccezionali richiedono prove eccezionali". Ora chiediamoci quale bambino sarebbe capace di richiedere una prova eccezionale al proprio catechista o insegnante di religione (se non genitore...), soprattutto quando la capacità di credere senza prove viene esaltata come segno di grande fede (quindi auspicabile), anziché essere aspramente combattuta come sintomo di quella credulità che, da adulti, può fare, e fa, grossi danni (dagli allarmismi dei media, alle bugie della politica e della pubblicità, alle falsità spacciate per vere della televisione).
Diciamocelo chiaramente: un popolo bue e credulone ha sempre fatto (e sempre farà) comodo al potere non proprio limpido della politica, della Chiesa, dei media. Soprattutto quando una politica di palazzo, vuota di idee ed ideali, si appoggia per necessità ad una Chiesa che vive di idee (metafisiche) e che si crede ancora depositaria di un rispetto e di una fiducia che ancora pochi intendono darle, ormai lontana secoli luce dalla realtà di una società sempre più secolarizzata; ed entrambe, politica e Chiesa, devono far affidamento sull'unico mezzo di propaganda unidirezionale ancora a loro disposizione: i media di massa, con la televisione in testa.
Quindi oggi, ancora più che nel passato, urge, da parte del potere, sfruttare al massimo la finestra sulla mente dei futuri elettori e contribuenti per far passare quelle "idee" che si riveleranno utili una volta adulti: il valore della fede (cattolica), della tradizione (cattolica), delle supposte radici cristiane (e cattoliche) dell'Italia (e dell'Europa).
In definitiva, far passare l'idea che essere italiani civili significa essere cattolici.
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